Il calcio dopo il lockdown, l’Europa si divide: caos mascherine e tamponi

Il calcio dopo il lockdown. In Bundesliga pensano a mandare in campo i calciatori con le mascherine. Caos in Francia e in Spagna

Il calcio dopo il lockdown, l'Europa si divide: caos mascherine e tamponi
Il calcio dopo il lockdown, l’Europa si divide: caos mascherine e tamponi

In Germania pensano ai calciatori in campo con le mascherine. In Spagna si discute sui tamponi. La Francia vorrebbe riaprire, ma il ministro dello sport è nell’occhio del ciclone e il Montpellier ha annunciato che un suo calciatore è in terapia intensiva. Intanto l’Olanda ha fermato il campionato e non lo riprenderà, ma lo scudetto non sarà assegnato. In Europa, dunque, è caos anche sulla ripresa dei campionati di calcio. E ognuno sembra andare per la sua strada.

Bundesliga: in campo con le mascherine

In Germania, come riporta il settimanale Der Spiegel, il Ministero del Lavoro ha raccomandato ai calciatori, se la Bundesliga riprenderà effettivamente il 9 maggio, di giocare con la mascherina che dovrebbe essere consentire “di non scivolare dal viso in caso di scatti veloci, colpi di testa e contrasti di gioco”. Ma lo staff medico della nazionale ha già frenato: “I giocatori dovrebbero rifiutarsi di farlo” ha detto un portavoce. La decisione definitiva sarà presa, salvo ulteriori rinvii, il 30 aprile.

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Calcio: Francia e Spagna nella bufera

Francia e Spagna nella bufera
Francia e Spagna nella bufera

Se in Germania non sono un problema i 25 mila tamponi previsti, in Spagna è proprio lo stop del ministero della salute ai controlli a tappeto il nodo principale della questione. Secondo Cadena Ser, per il ministro i calciatori vanno equiparati a tutti gli altri lavoratori dipendenti, dunque controllati solo in caso di chiari sintomi del covid-19. Ma il Consiglio supremo dello sport spagnolo spinge per una corsia preferenziale in quanto la ripresa della Liga sarebbe un motivo di prestigio e soprattutto in quanto brand come Real Madrid e Barcellona muovono l’1,4% del pil nazionale.

In Francia, è polemica dopo le parole del ministro dello sport Roxana Maracinean, argento olimpico del nuoto a Sydney 2000. “Lo sport non sarà la priorità nella nostra società” ha detto mercoledì a Eurosport. Poi, su Twitter, ha un po’ corretto il tiro ma ha sottolineato come la salute resti la priorità in tutte le decisioni.

I campionati di calcio e di rugby (per cui si disputerebbe solo la finale scudetto) non riprenderanno, ha annunciato, se alla riapertura fissata per l’11 maggio “non ci saranno abbastanza mascherine e se, come oggi, i tamponi restano riservati alle persone con sintomi“. La situazione è aggravata ulteriormente dalla positività di Junior Sambia, centrocampista di 23 anni del Montpellier, trasferito in rianimazione dopo alcuni giorni in ospedale.

Il bureau del consiglio di amministrazione della Lfp, la lega francese, ha intanto annunciato di aver trovato l’accordo con Canal+ e beIN Sports, che detengono i diritti tv della Ligue 1. La lega sta anche studiando il protocollo presentato dal dottor Eric Rolland, rappresentante dei medici nei club professionisti. Il programma prevede che i giocatori tornino nei centri di allenamento la settimana dell’11 maggio. Effettueranno un controllo medico completo (cardiologico, virologico e psicologico), test PCR e saranno sottoposti a un monitoraggio medico giornaliero.

Ma c’è anche chi si ferma. L’Olanda è la prima nazione in Europa che cancella il campionato. Niente più calcio per quest’anno, ma niente titolo all’Ajax. E’ un punto di non ritorno, e il futuro è incerto per tutti.

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