Coronavirus, i dilettanti rischiano meno: uno studio lo dimostra

Il Coronavirus potrebbe colpire meno i dilettanti. Questa è la legge che attualmente potrebbe circolare nel mondo del calcio. Esiste uno studio in grado di dimostrarlo, arriva dalla Super League danese.

Coronavirus e dilettanti, secondo uno studio ci sarebbero meno rischi (Getty Images)
Coronavirus e dilettanti, secondo uno studio ci sarebbero meno rischi (Getty Images)

Coronavirus e rischi, i meno esposti al contagio – per quanto riguarda il mondo del calcio – sarebbero i dilettanti. L’affermazione può sembrare controversa, invece ha un fondamento: lo dimostra uno studio condotto dalla Super League danese. I dati raccolti confermerebbero il fatto che, secondo gli esperti dell’Università di Aarhus, i professionisti avrebbero un fattore di rischio contagio molto più alto rispetto a coloro che attualmente militano nei settori giovanili.

Il Coronavirus non ama il calcio dilettantistico: lo studio dell’Università di Aarhus

Fra i dilettanti del calcio il Coronavirus potrebbe colpire meno (Getty Images)
Fra i dilettanti il Coronavirus potrebbe colpire meno (Getty Images)

Molto dipende dalle distanze, infatti leggendo i dati si evince che i dilettanti e i rappresentanti dei settori giovanili si troverebbero a un metro e mezzo di distanza l’uno dall’altro per circa 60 secondi all’ora di calcio, mediamente. Nel 60% dei casi in cui i giocatori potrebbero venire a contatto questo dura meno di un secondo. Riassumendo si confida, quindi, in una rapida ripresa del calcio dilettantistico e giovanile rispetto ai campionati maggiori, tenendo sempre conto che si tratta di ipotesi e studi al vaglio costante degli esperti e quindi soggetti a sviluppi e modifiche.

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“Nel calcio dilettantistico – spiega lo studio – i giocatori non sono così vicini. Almeno non quanto i colleghi professionisti e poi giocano meno velocemente”. Inoltre, secondo lo stesso approfondimento di matrice danese, sarebbe possibile affermare che gli attaccanti nei dilettanti potrebbero essere quelli più esposti al rischio di infezione, per tipo di zone occupate in campo. Mentre quelli con il fattore di rischio più basso sarebbero i portieri. Il COVID-19 quindi, a rigor di logica, non amerebbe le categorie più basse del calcio giocato. Almeno secondo l’Università di Aarhus, il Coronavirus sarebbe un batterio per calciatori esperti.

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