Nicolò Zaniolo, ancora infortunato al ginocchio (Foto: Getty Images)
Daniele Tozzi, preparatore atletico all’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del CONI, in esclusiva a iNews24 ha parlato dell’infortunio di Zaniolo. “In partenza c’è sempre un alto rischio di recidiva” ha detto. “Serve pazienza, il recupero durerà almeno sei mesi”
Zaniolo, un infortunio quasi annunciato. Secondo Daniele Tozzi, preparatore atletico all’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del Coni, che iNews24 ha intervistato in esclusiva, il rischio di recidiva in casi di rottura del crociato sono sempre alti. Tozzi, che è consulente di diversi atleti e non solo in ambito calcistico, sottolinea che le possibilità di un nuovo infortunio non riguardano soltanto l’arto già sottoposto a intervento chirurgico.
Prima di rimandare un calciatore in campo, dopo un infortunio come il suo, andrebbero effettuati dei test specifici, dice parlando del suo metodo di lavoro, “per evidenziare limitazioni del movimento. Limitazioni che devono essere eliminate prima di rimettere un atleta in campo, a prescindere dallo sport praticato“.
Prima di intraprendere la preparazione in vista del ritorno in campo, aggiunge, non bisogna solo proteggere l’articolazione operata, ma identificare un punto debole e soprattutto “una simmetria e una funzionalità del movimento generale, è la base su cui costruire poi il resto. Senza una solida base di partenza non si può andare a lavorare su movimenti specifici come ad esempio un cambio di direzione“.
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Secondo l’esperienza di Tozzi, infatti, un infortunio è spesso causato da un’insufficiente qualità del movimento. Da questo punto di vista, dice, “aver subito un altro infortunio in precedenza è un fattore determinante. Uno degli elementi comuni di tutti gli atleti infortunati è la scarsa mobilità, lo scarso controllo motorio e delle asimmetrie posturali negli arti inferiori”.
I tempi di recupero, conclude sono lunghi. In NBA, dice, un atleta non torna in campo dopo la rottura del crociato prima di 9-12 mesi. I tempi variano sempre da caso a caso, ma lo stop dovrebbe essere di almeno sei mesi.
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