Serie A

Serie A, retroscena sul calcioscommesse: la confessione shock del difensore

Izzo, arrivano delle importanti dichiarazioni del difensore del Torino che è attualmente indagato nel processo su scommesse calcistiche e camorra (quando militava in Serie B nell’Avellino)

Izzo combine simulazione infortunio

Armando Izzo, difensore attualmente in forza al Torino, il 17 marzo del 2014 (quando militava all’Avellino) finse un infortunio per evitare una combine. Si giocava in trasferta, in Emilia Romagna, contro il Modena. Queste le parole del centrale nel Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli, ascoltato dal procuratore antimafia Maurizio De Marco: “Ricordo che mi trovavo a Secondigliano a casa di mia madre. Ho ricevuto una chiamata da parte di Luca Pini, un collega che fa anche il gioielliere come mestiere.

Avevo appuntamento con lui perché doveva consegnarmi dei gioielli per mia moglie e per le mie figlie. A fargli compagnia c’era un certo Salvatore Russo, denominato Geremia. Andiamo in un ristorante dove c’erano il mio compagno di squadra, Francesco Millesi ed i fratelli Accurso (Umberto ed Antonio, parenti dello stesso calciatore e affiliati alla camorra). Mi chiesero di accordarmi, ma avevo capito subito che c’era qualcosa che non andava. In quel raduno c’era un aria strana. Tanto è vero che dopo una mezz’ora decisi di chiamare un taxi e ho preferito andare via. C’era qualcosa di strano e me ne ero accorto subito“.

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Izzo, il rifiuto di una combine: “Mi finsi infortunato

Izzo Torino combine simulazione infortunio

Non si tratta del primo episodio in cui è coinvolto. Un altro nella stagione 2011-12 quando era un tesserato della Triestina: “Certe persone vennero da me. Ora non ricordo i nomi delle persone. Mi chiesero se avevo intenzione di truccare delle partite. Rifiutai subito perché il mio desiderio era quello di fare carriera nel mondo del calcio e di diventare un calciatore. In quel momento pensai alla promessa che feci a mio padre prima che morì“.

Armando Izzo ha continuato dicendo: “Ho finto un infortunio pur di non imbrogliare una partita. Ero ancora un ragazzino quando feci una promessa a mio padre: gli avrei portato la maglia del Napoli sulla sua tomba. Era questo il mio desiderio, quello di arrivare un giorno a calcare i campi della Serie A. Fortunatamente ci sono riuscito“.

 

 

Cristiano

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