Inter, 5 maggio: ricordi di una giornata assurda e forse irripetibile

Il 5 maggio del 2002 l’Inter perde nel modo peggiore possibile uno scudetto che sembrava già vinto: a distanza di diciannove anni di quel pomeriggio di una domenica da cani si parla ancora…

5 Maggio Cuper
Hector Cuper, protagonista del fatale 5 maggio sulla panchina dell’Inter

C’è una data che ricorre sempre nelle chiacchiere dei tifosi italiani: che viene subita con fastidio e frustrazione da molti e almeno con altrettanta malcelata soddisfazione da altri. É quella del 5 maggio 2002. La domenica dei sogni infranti.

5 maggio 2002

Ricordo bene quella giornata perché fui uno dei tanti che diede le cose per scontate. “Figuriamoci se perdono all’ultima giornata, contro la Lazio poi…”. Come avevo programmato da tempo sarei dovuto andare a Cardiff per tre giorni di calcio, sidro e rock and roll. Finale di FA Cup al Millenium Dome con il mio Arsenal, che aveva già vinto il campionato e sfidava il Chelsea, e tre concerti in tre giorni tra Galles, Leeds e Londra con un lungo giro in moto.

Tutto organizzato su ritmi serrati. Il mercoledì, due giorni prima di partire il giornale con cui collaboravo mi blocca: “Non se ne parla – mi disse il mio capo – tu non ti muovi di qui. Ti mando all’Olimpico”. Per fortuna il volo era aperto e ai miei amici che mi avevano comprato il biglietto dello stadio non sembrò vero di bere a spese mie per tutto il week-end vendendo a un prezzo da capogiro il mio ingresso in tribuna.

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A Roma

Mi procurano un accredito e scendo a Roma: incazzato come un toro. Perdo una delle giornate più storiche e felici di sempre dell’Arsenal, che vinse anche la Coppa battendo 2-0 (Parlour e Ljungberg). E non ho mai più visto dal vivo i Nameless che quella sera suonavano a Newton. Per contro credo di avere assistito a una delle giornate più strane, clamorose e surreali della mia vita professionale.

Lazio che batte l’Inter 4-2, Juventus che passa al Friuli e diventa campione d’Italia. Quando ero ragazzino avevo vissuto nei racconti di mio papà la “Fatal Verona” del Milan o il drammatico Roma-Lecce che tolse ai giallorossi uno scudetto che sembrava già vinto.

I ricordi che ho di quella giornata sono legati all’incredulità di quello che stava accadendo. Tifosi dell’Inter sotto shock, disperati, in lacrime. Una signora al quarto gol della Lazio che si sente male e sviene: forse anche per il gran caldo. I tifosi della Lazio che non sapevano se esultare o stare zitti con i capi gradinata che un po’ chiedevano applausi e un po’ con ampi gesti invitavano la Curva Nord a stare zitta.

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Inter cotta e bollita

La realtà dei fatti è che è successa una cosa normale: ha vinto la squadra più in forma. Il 4-2 della Lazio arrivava in un momento in cui l’Inter era stremata, reduce da un finale di campionato estenuante nel quale aveva peso un sacco di punti. Ronaldo non stava in piedi. Molti giocatori dell’Inter pensavano già al Mondiale. Forse anche loro avevano dato troppe cose per scontate.

L’Inter che nella ripresa crolla e cede di schianto è la normale conseguenza di una condizione fisica ed emotiva disastrosa. E non è vero che la Lazio non si giocasse niente: perdendo sarebbe finita nel tremendo torneo Intertoto, un calvario. Della partita ricordo un ammirevole Diego Simeone, che rientrava lentamente da un disastroso infortunio ai legamenti e che ci teneva a fare bella figura con la sua ex squadra. Ma soprattutto un devastante Karel Poborsky. Fu lui a pareggiare l’iniziale vantaggio interista e a siglare il raddoppio dopo il secondo vantaggio di Di Biagio. Il resto è storia. L’Inter cede di schianto, commette errori gravi, subisce altri due gol e perde. Sul terzo gol il Cholo ha il pudore di non esultare. Sul quarto, segnato da Simone Inzaghi, Gresko combina uno dei pasticci più terribili mai ricordati dalla tifoseria nerazzurra. L’immagine di Vieri a centrocampo che parlotta con i giocatori della Lazio quasi a chiedere ‘perché’ è emblematica.

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Il 5 maggio: un dramma sportivo

Ronaldo esce dal campo disperato: un’immagine terribilmente in contrasto con quella di Yokohama che poche settimane dopo lo vedrà dominare la finale del Mondiale. I singhiozzi di Materazzi, protagonista a Perugia della partita della pioggia che valse lo scudetto alla Lazio solo due anni prima, che implora  i giocatori avversari di… va beh.

Nessuno si capacita di quello che è accaduto. Tutto è assurdo. Imprevedibile. I tifosi dell’Inter lasciano l’Olimpico sotto shock: torneranno a Milano attesi da amici juventini e ‘cugini’ e vivranno un’estate terribile. Una mattanza di sfottò.

Ma la verità è che come a Verona, o per il Lecce, nessun interista colpevolizzerà mai la Lazio di quello scudetto assurdamente suicidato. É stato un dramma sportivo: ogni squadra ha i propri. Nessuna esclusa.