La storia del Clermont Foot 63: la squadra sostenibile che non compra

Si conclude con una promozione in Ligue 1 la lunghissima militanza tra i cadetti del Clermont Foot 62: squadra atipica, una storia interessante

Clermont Foot
Il simbolo del Lanciere Rouge & Bleu (Foto Clermont Foot 63)

Si chiama Clermont Foot 63: e il 63 non sta per l’anno di fondazione. É un omaggio al codice di avviamento posta della cittadina che da tanti anni aspettava con pazienza di poter comparire nel novero delle squadre del massimo campionato francese, la Ligue 1.

Il Clermont Foot 63

Rifondata nel 1990 dopo il fallimento del vecchio club cittadino che ha 110 anni di storia, il CF63 da quattordici stagioni era in Ligue 2: una permanenza storica che ha consentito alla dirigenza del club dell’Alvernia due cose fondamentali. Imparare a gestire il club in modo intelligente ed economicamente sano, strutturarsi con tante piccole accademie su tutto il territorio regionale. Un territorio che calcisticamente ha sempre offerto relativamente poco: perché in Alvernia – Auvergne – si gioca soprattutto a rugby. E l’Olympique Lyonnaise, distante appena 160 km, calcisticamente ha fatto il vuoto.

Basta un semplice esercizio: cercate una foto con la denominazione Clermont. Se non aggiungete la parola ‘Foot’, usciranno centinaia di foto della squadra di Rugby, l’ASM Clermont Auvergne, sei coppe euroopee, tre titoli nazionali, uno stadio da 20mila persone.

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Una società sostenibile

Oggi il Clermont è una squadra con un bilancio sano, inattaccabile. E con una struttura societaria esemplare che vive di volontariato, entusiasmo e tessuto sociale. Il presidente è un imprenditore svizzero di soli 39 anni: si chiama Ahmed Schaefer e ha comprato il club nel 2019 rilevandolo da Claude Michy, il presidente storico del club. Schaefer è un uomo scaltro che sa come muoversi e che ha capito come fare business con il calcio. Per anni ha lavorato nella FIFA; era uno degli uomini di fiducia di Sepp Blatter, l’ex presidente della Federazione internazionale caduto in disgrazia dopo gli scandali legati alle pastette per l’assegnazione dei mondiali di Russia e Qatar.

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Il presidente

Schaefer è un analista molto attento e scrupoloso: investe dove sa di poter gestire e guadagnare. Collabora, non pesta i piedi a nessuno: è politicamente non solo corretto, ma quasi impalpabile. In Francia lo hanno soprannominato poisson-pilote, il pesce pilota necessario ai pesci più grandi, che non lo mangerebbero mai.

Infatti di club ne ha tre: piccoli, molto simili per struttura e organizzazione e tutti estremamente ambiziosi: oltre al CF63 possiede anche l’SC Lustenau in Austria e il FC Vendyssel FF in Danimarca.

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Ckermont Foot
La festa promozione del Ckermont Foot (Foto Ckermont Foot 63)

Prima regola: mai comprare

Schaefer non ha portato prestiti milionari e nemmeno programmi giganteschi: ha solo messo un po’ di soldi sul tavolo e ha chiesto ai suoi dirigenti, il più pagato dei quali è un manager che guadagna come un direttore di banca, di fare il meglio che si poteva. Lo scorso anno il budget per la gestione di tutto il club è stato inferiore a quello dell’anno precedente a causa della pandemia, 9 milioni di euro. Il Tolosa, che dovrà affrontare i play off, ne ha investiti quasi 30.

Il Clermont Foot non compra: accoglie prestiti, valorizza, acquisisce giocatori a parametro zero. L’unico e ultimo acquisto risale a quattro anni fa: 400 mila euro.

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Una donna in panchina

Il Clermont fa notizia per molti motivi: è stata la prima professionistica francese a essere guidata da una donna. Una vecchia idea di Claude Michy che aveva l’ambizione di chiedere alla mitica Pia Sundhage, tecnico attualmente alla guida del Brasile, di prendersi cura del club. Ma l’allenatrice svedese voleva dedicarsi solo ed esclusivamente alle nazionali femminili, mentre la seconda scelta, la portoghese Helena Costa, dopo un tentativo declinò la proposta. Che la giovane Corrine Diacre invece accettò mettendosi al lavoro con ottimi risultati. Tre anni di lavoro: oggi la Diacre è CT della nazionale francese femminile, e alla guida del Clermont c’è quello che era il suo vice, Pascal Gastien l’uomo che con lei ha completamente ristrutturato l’accademia del club.

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Uno stadio da ampliare

Il Clermont resta orgogliosamente un club del tutto atipico anche nel panorama francese: un piccolo stadio provinciale da 12mila posti, poco più della metà di quello dei vicini di casa del rugby, che al momento non è ancora omologato per la Ligue 1: “Non ci muoviamo da qui” ha detto subito il presidente Schaefer che ha fatto un giro di telefonate coinvolgendo tutti gli sponsor della provincia per ristrutturare il prato e ingrandire le tribune creando una nuova tribuna stampa, un parcheggio e alcune strutture d’appoggio.

I lavori cominceranno giovedì con l’obiettivo di iniziare regolarmente la stagione. Diversamente per qualche settimane i Lanceri saranno ospiti del St.Etienne.

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Ckermont Foot Tell
Jordan Tell, arrivato in estate a parametro zero (Foto Clermont Foot 63)

Prestiti e svincolati

Nel frattempo il club si organizza per una campagna di mercato ‘sostenibile’: “Siamo l’ambiente ideale per far crescere giovani giocatori, siamo a disposizione” ha dichiarato Schaefer che sta avviando un programma per avere in prestito (a costo zero se non addirittura facendosi pagare un premio di valorizzazione) talenti chiusi nelle squadre più ricchi del paese. Lo scorso anno ceduto Grbic a 10 milioni arrivò Jordan Tell, svincolato a costo zero, uno dei giocatori chiave della promozione.

La squadra al momento conta su tantissimi giocatori tesserati a costo zero, moltissimi gli svincolati e i senza contratto. Da quell’ultimo acquisto, una sorta di regalo di buonuscita di Michy, il CF63 non compra. Valorizza.

Gastien, un ex calciatore di Olympique Marsiglia e Nizza che ha studiato organizzazione e gestione personale e aziendale, è un fanatico del calcio totale: conosce a memoria il book di Guardiola, il suo allenatore preferito è Gasperini e ha già rifiutato due contratti importanti in Ligue 1. Perché, dice lui, “le vere imprese sono in provincia”.