Calcio

Cristiano Ronaldo, niente esordio in tv: la legge che divide l’Inghilterra

Perché in Italia il nuovo esordio di Cristiano Ronaldo con la maglia del Manchester United sarà trasmesso in tv e in Inghilterra no

Cristiano Ronaldo, niente esordio in tv: la legge che divide l’Inghilterra

Alle 16 ora italiana, Cristiano Ronaldo tornerà a indossare la maglia numero 7 del Manchester United. La sfida è in programma all’Old Trafford contro il Newcastle ma non figura tra gli incontri trasmessi in diretta televisiva in Inghilterra. Per tradizione, infatti, la Premier League cerca di non ridurre gli spettatori negli stadi e fa in modo che non ci sia alcuna partita in diretta il sabato pomeriggio. Perché la massima contemporaneità di partite, anche nelle serie inferiori, si verifica il sabato alle 15.

Un sondaggio della Football Supports Federation del 2003 evidenziava come ai tifosi andasse bene che la diretta tv fosse riservata a un terzo delle partite stagionali della Premier. L’apertura alla trasmissione integrale, come risposta emergenziale alla pandemia l’anno scorso, ha un po’ cambiato le cose. Ma non abbastanza.

Dunque, 189 nazioni vedranno in diretta Manchester United-Newcastle in televisione, la Gran Bretagna no. Perché ha messo in pratica da sempre una pratica prevista dall’articolo 48 dello statuto UEFA che consente a ciascuno dei Paesi membri di vietare il calcio in tv in una finestra di due ore e mezza.

In Inghilterra, dall’epoca del primo contratto fra ITV e l’allora Football League del 1987, il divieto rimane fissato tra le 14.45 e le 17.15 ora locale, e vale per tutti gli incontri, nazionali e stranieri.

Leggi anche – Cristiano Ronaldo, che beffa: esordio con il Manchester United “oscurato”

Le ragioni e i rischi del divieto

Come ha spiegato l’autorevole The Athletic, il divieto serve a proteggere l’audience delle serie minori, come la League One, la terza divisione, che ha in programma ad esempio dodici partite con inizio alla stessa ora di Manchester United-Newcastle. E dunque Cristiano Ronaldo non sarà in tv, se non per i programmi con gli highlights.

La finestra del sabato pomeriggio rimane la più amata per andare allo stadio dagli inglesi. Secondo un recente sondaggio citato dalla Gazzetta dello Sport, soltanto l’8% cambierebbe qualcosa nella copertura televisiva del campionato.

Secondo i rappresentanti dei media e delle televisioni in Inghilterra, però, c’è un fattore che potrebbe far abbattere il divieto: la pirateria. In base alle cifre del MUSO, tra luglio 2020 e giugno 2021 si sono registrati 337 milioni di accessi a siti che trasmettevano illegalmente eventi sportivi via streaming, compresa la Premier League.

In questo modo, ha detto l’esperto di economia dello sport Dan Plumley, “l’esclusività per cui i broadcaster hanno pagato non vale la carta su cui sono stati firmati gli accordi. E questo avrà un impatto decisivo sul prezzo che saranno disposti a pagare in futuro“.

Alessandro Mastroluca

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Alessandro Mastroluca

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