Maradona, la liturgia laica di un Dio del calcio

Maradona, un anno dopo il dolore a Napoli e Buenos Aires è ancora intatto. Emozioni forti in Italia e Argentina per l’unico D10S del pallone.

Maradona il ricordo del campione argentino (Getty Images)
Maradona il ricordo del campione argentino (Getty Images)

Diego Armando Maradona, un anno dopo. La morte è solo un passaggio obbligato, tutto il resto rimane storia: da studiare davanti a un televisore, con DVD o in streaming, e capire per rimettere insieme i pezzi di un mito. In grado di rivoluzionare il calcio in Italia con quella sua danza che è rimasta anche dopo nell’affrontare i problemi: movimenti dinoccolati  dinnanzi all’avversario, incantare per vocazione, come un’ipnosi che non passa più.

Diego Maradona era anche filosofia: non a caso gente del calibro di Gianni Minà si faceva i chilometri pur di incontrarlo. Galeazzi, un altro grande dell’informazione italiana entrò nello spogliatoio del Napoli e rimediò un gavettone da quello che, all’epoca, era solo Diego: il resto – quello che l’avrebbe fatto diventare D10s – lo faceva con i piedi dispensando sorrisi e prodezze.

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Maradona, da leggenda a Dio del calcio: il ricordo oltre la morte

Liturgia laica nel ricordo (Getty Images)
Liturgia laica nel ricordo (Getty Images)

Impossibile prevederlo, ma in grado di ammirarlo, la sua gente e quella di Napoli l’ha aspettato come fosse una rivelazione. Un mondo precario e instabile, come per certi versi siamo ancora oggi, risollevato dalla genialità di un tocco: solitamente questo spetta alla religione, ma solo i più grandi riescono a porre in primo piano una liturgia laica. Maradona metteva e mette d’accordo tutti, persino fra i detrattori: l’hanno definito in tutti i modi senza mai ignorarlo.

Quello sì che era e resta un sacrilegio, ancora oggi: 365 giorni dopo che il pallone per qualche istante si è sgonfiato. Le lacrime sono scese e i dubbi sono aumentati: una dipartita che non torna. Almeno non così, con tanti pezzi ancora in sospeso. Nel frattempo le file in motorino al Vomero, i cortei al San Paolo (che oggi porta con deferenza e rispetto il suo nome) e la voglia di non dimenticare.

Ricordare è vivere, allora non bisogna sperare nella trascendenza per ammirare ancora qualcuno. Soltanto, forse, per crederlo un po’ più vicino. Si ereggono monumenti, si raccolgono cimeli, si cantano le canzoni del cuore. Sempre con quel nome in testa, il suo. Diego, Diego, grida un bambino. Sulla fiducia. Perchè con gli Dei funziona così, basta crederci per sentirsi meno soli.