Luca Zingaretti e il calcio: l’attore poteva giocare in Serie A. Cosa è andato storto

Luca Zingaretti è un grande appassionato di calcio, ma il celebre attore avrebbe potuto anche giocare da protagonista: cosa è successo.

Le nuotate nel mare della Sicilia hanno dimostrato che sia (anche) un grande sportivo: Luca Zingaretti ha fatto innamorare l’Italia di Montalbano quasi quanto Andrea Camilleri che l’ha scritto.

Luca Zingaretti Serie A
Luca Zingaretti e il possibile arrivo in Serie A (ANSA)

Una “sana” abitudine del Commissario più famoso della televisione italiana era quella di fare il bagno al mare appena alzato dal letto. Ancora prima della doccia. A nuotare, però, era Luca Zingaretti. Il corpo, scolpito e modellato, è sempre stato il suo: niente stunt-man, né tantomeno controfigure. Segno che il fisico non è mai mancato. Lo sport è sempre stato parte della sua vita. Attualmente, ma anche e soprattutto in gioventù.

Luca Zingaretti e la Serie A: possibile carriera da calciatore per l’interprete

Luca Zingaretti Roma
L’attore e la passione giallorossa (ANSA)

Grande appassionato di calcio, lo vediamo grazie alle Partite del Cuore a cui partecipa sempre con grande coinvolgimento, e tifoso della Roma. Quello che molti non sanno, però, è che Zingaretti a calcio avrebbe potuto avere un futuro da professionista: l’interprete ha sempre avuto uno spiccato talento, poi qualcosa è cambiato.

Il talento non è mai andato via, sono subentrate le priorità: all’età di 10 anni soleva andare al Tre Fontane a Roma, nella Capitale lo videro giocare e gli consigliarono – data la potenzialità – di andare al San Paolo Ostiense. Sui campetti si è fatto le ossa, poi arrivò al semiprofessionismo con il Rimini. Un sogno sfiorato, quello della Serie A, ma la recitazione ebbe la meglio. Con cognizione di causa, ma l’amore per lo sport non è mai scemato. Anzi, forse, è aumentato ma in altra forma.

Ai tempi di “Perlasca” – lavoro che lo vide spiccare per qualità recitative e adattamento – definiva il proprio amore per il calcio così: “È arte. Carmelo Bene esaltava Falcao al pari di un poeta, in campo giocando ti esprimi. Devi capire l’avversario, studiare chi hai di fronte. Poi è uno sport di squadra: si tratta di adeguarti agli altri o modificare completamente il gioco. Un rito, come il teatro. Entrambi con un’importanza particolare: rituali imponenti”. Oggi in campo torna solo con gli amici: le sfide più importanti sono davanti alla macchina da presa, ma i ricordi di un possibile avvenire da professionista ancora gli strappano un sorriso.