È sempre 5 maggio: le più grandi rimonte degli ultimi vent’anni

Il 5 maggio è una data simbolo per tutto il calcio italiano, ma le rimonte negli ultimi anni sono stati moltissime: ecco le più celebri.

La mente, oggi, va subito al 2002, agli juventini e agli interisti, alla loro giornata agli antipodi. Vent’anni fa, l’Inter subiva una delle più clamorose sconfitte della sua storia, perdendo il campionato all’ultima giornata. La Juventus, invece, festeggiava lo Scudetto vinto in rimonta grazie alla vittoria in trasferta contro l’Udinese.

È sempre 5 maggio: le più grandi rimonte degli ultimi vent'anni
È sempre 5 maggio: le più grandi rimonte degli ultimi vent’anni (Ansa)

Il calcio, però, è sempre stato crudele: tante squadre hanno vissuto il loro 5 maggio prima di quel 2002, e tante altre dopo. Gli stessi avvenimenti del 2002, per la tifoseria bianconera, furono una rivincita nei confronti del destino dopo il 14 maggio del 2000. Lì, la Vecchia Signora si era trovata dal lato sbagliato della storia, quello dei perdenti: a festeggiare la Serie A vinta all’ultima giornata era stata la Lazio, grazie alla sconfitta dei rivali dopo il diluvio di Perugia.

Le rimonte che hanno scritto la storia: Champions League protagonista

Le rimonte che hanno scritto la storia: Champions League protagonista
Le rimonte che hanno scritto la storia: Champions League protagonista (LaPresse)

In questi 20 anni, di verdetti ribaltati all’ultimo, ce ne sono stati parecchi. Di questi, la maggioranza in partite internazionali. Già nella stagione 2003-04, il Deportivo La Coruna scrisse la storia ai danni del Milan, con la rimonta nei quarti di finale di Champions League. Il Diavolo si impose per 4-1 a Milano, ma il 7 aprile del 2004 visse un incubo. Al Riazor, i rossoneri furono letteralmente surclassati da Valeron e compagni. Punteggio finale di 4-0 e iberici in semifinale: una delle più grandi sorprese della storia in Champions League.

Ma per il Milan non è tutto. Perché la vera Waterloo, venne quasi un anno dopo. È il 25 maggio 2005, finale di Champions League tra Milan e Liverpool. I rossoneri segnano tre reti nel primo tempo giocando meravigliosamente, ma poi accade l’impossibile. Gerrard insacca l’1-3 e Xabi Alonso pareggia su rigore, mentre Dudek difende la porta dei Reds con dei veri miracoli. Decisivo per il risultato finale sarà proprio il polacco, ai rigori: Liverpool sul tetto d’Europa ed il Milan di Ancelotti protagonista di una pagina di storia da cancellare al più presto. Fortunatamente per loro, due anni dopo arrivò l’occasione di Atene.

Quasi nove anni dopo, ancora un altro ribaltone impossibile. Siamo a Lisbona, dove il 24 maggio 2014 Real Madrid e Atletico Madrid si giocano la “Coppa dalle grandi orecchie”. Anche questa volta, Ancelotti c’è: allena i blancos di Cristiano Ronaldo, che però si ritrovano subito sotto dopo l’errore di Iker Casillas ed il gol di Diego Godin. Ma in Champions League non è mai finita. Nel recupero, di testa, Sergio Ramos impatta per l’1-1. Ad un passo dal baratro, il tabù è sfatato: il Real domina i supplementari, ribaltandola grazie a Bale, CR7 e Marcelo. La Decima è servita: Simeone e i suoi perdono 4-1 una finale che sembrava vinta.

Due mesi dopo, un’altra di quelle rimonte che lascia il segno. E forse lo fa in maniera indelebile, perché niente è come un Mondiale, soprattutto se lo si gioca in casa. L’8 luglio 2014, infatti, il Brasile subisce la più cocente delusione della sua storia calcistica. La Germania umilia i padroni di casa per 7-1, e pochi giorni dopo va a vincere anche la finale, ai supplementari, contro l’Argentina.

Un altro anno chiave è il 2017. Ancora Champions, ottavi di finale, Paris Sant-Germain-Barcellona. All’andata, i parigini stravincono per 4-0, ma la bolgia del Camp Nou è un’altra cosa. L’8 marzo 2017, di nuovo, si scrive la storia. Il Barcellona gioca al suo livello e si spinge fino al 3-0, ma al 62′ sembra tutto finito: Cavani segna e regala un preziosissimo gol in trasferta ai suoi. Ma se molti, in Francia, hanno cominciato a parlare di “maledizione Champions” per la corazzata transalpina, è anche per quanto successo poco dopo. La difesa del PSG si addormenta, i campioni del Barcellona no. Neymar sigla due gol tra l’88’ ed il 91′, ma per passare serve un altro gol. Nessun problema, gli avversari sono oramai anestetizzati, al 95′ Sergi Roberto pizzica la sfera verso la porta e completa l’apoteosi, 6-1 e fischio finale.

Sogni compiuti e sogni spezzati, sono queste le due facce della medaglia quando si parla di grandi partite e grandi rimonte. Il discrimine tra una delusione ed una giornata di gloria è sottile, impercettibile e imprevedibile.

L’anno successivo, ad esempio, i blaugrana sono vittime di questa dinamica surreale. Siamo ancora tra le ultime otto d’Europa, e c’è anche un pezzo d’Italia, la Roma di Eusebio Di Francesco. I giallorossi sono la sorpresa della competizione, ma il Barcellona è superiore, e all’andata si vede chiaramente, con un 4-1 che sta anche stretto. Il 10 aprile 2018, però, è storia giallorossa, anche Nicola Zalewski era in tribuna a festeggiare. L’aggressività dei romanisti fu senza pari, e dopo un quarto d’ora lo score era già di 2-0. Da quel momento, tuttavia, gli ospiti tengono botta per un’ora, avvicinandosi enormemente alla semifinale. Al minuto 30′ del secondo tempo, invece, arriva la marcatura che cambia tutto: Kostas Manolas va di testa, Ter Stegen battuto e 3-0 finale.

L’ultima storia da raccontare, i lettori più attenti, la conoscono. È quella di ieri, e ciò che è più incredibile è il fatto che dalla prima pagina raccontata del 2004 vi sia ancora, tra gli attori, Carlo Ancelotti. L’impresa che ieri il suo Real Madrid ha compiuto, segnando due gol nel recupero e poi nei supplementari, entra nella storia del gioco. Il giovane Rodrygo che la riapre, Benzema che eguaglia Ronaldo e condanna Guardiola ed il suo Manchester City. Ma non è finita, perché c’è ancora una finale da giocare. E il destino fa le cose per bene, quando s’impegna: Re Carlo ritrova il Liverpool, per la “bella” che ha un sapore storico.