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Juventus, Pogba riabbraccia Allegri: l’intuizione che ha cambiato la storia

Paul Pogba torna alla Juventus dove ha giocato dal 2012 al 2016 e ritrova come allenatore Allegri che ha cambiato la sua carriera

Manchester-Torino, Torino-Manchester, Manchester-Torino. Paul Pogba come un pendolo oscilla fra due città, due squadre, due storie. Cittadino del mondo che viaggia su un ideale binario, eppure libero di scartare di lato e cadere. La Juventus lo riabbraccia con entusiasmo, lo stesso con cui ha ammirato il suo sinistro al volo contro il Napoli dell’ottobre 2012. Era entrato a un quarto d’ora dalla fine per Vidal, ha trovato comunque il modo di segnare il suo primo gol in serie A, di definire quella partita e mostrare al mondo di essere un calciatore speciale.

Juventus, Pogba riabbraccia Allegri: l’intuizione che ha cambiato la storia (Lapresse)

“Alla Juve ero arrivato come un controcampista difensivo, a 18 anni. Ero giovane e lì ho imparato il mestiere di calciatore. Sei in mezzo a uomini, vai agli allenamenti, segui la tattica, la disciplina” diceva all’Equipe l’anno scorso.

In quel primo passaggio a Torino, nella Juventus di Antonio Conte, festeggia anche la prima doppietta in Serie A contro l’Udinese a gennaio del 2013. Il tecnico salentino lo schiera titolare 13 volte in campionato. Gioca complessivamente 37 partite in tutte le competizioni e segna cinque gol. Conte lo schiera soprattutto come schermo davanti alla difesa. Lo gestisce alla sua manier: “Servono bastone e carota” spiega.

La stagione successiva si apre con il suo primo gol in nazionale, contro la Bielorussia. Diventa un titolare fisso nel centrocampo della Juventus e inizia la sua evoluzione. Segna cinque gol, memorabile la rete ancora al Napoli del novembre 2013, e serve 16 assist in 51 partite, in tutte le competizioni.

Pogba, gli anni d’oro alla Juventus e l’intuizione di Allegri

Pogba, gli anni d’oro alla Juventus e l’intuizione di Allegri (Lapresse)

Tra il 2012 e il 2016, alla Juventus Pogba ha giocato 178 partite. Ha vinto quattro scudetti consecutivi (2013-2016), tre Supercoppe italiane (2012, 2013, 2015) anche se nella prima non era inserito nella lista dei convocati, due Coppe Italia (2015-2016).

In qualità di uomo da palcoscenico, di performer abituato a dare il meglio nelle occasioni che contano, ha brillato spesso in partite chiave. E’ risultato decisivo sette volte contro la Lazio, cinque nei derby contro il Torino, quattro contro Roma e Napoli, tre contro il Milan. E ha servito ad Alvaro Morata l’assist per il gol che ha eliminato il Real Madrid nelle semifinali della Champions League 2014-15.

Sono questi i tratti che spiegano meglio gli effetti dell‘intuizione di Massimiliano Allegri, che ha preso il posto di Conte sulla panchina della Juventus. Con il tecnico toscano, Pogba ha sviluppato un ottimo rapporto, fattore anche per il suo ritorno in bianconero.

Allegri ha visto il suo possibile contributo in maniera diversa da Conte. Lo ha trasformato in una forza creativa della squadra. L’ha avanzato di fatto da trequartista moderno, contando sulle sue evidenti qualità atletiche. Ha liberato la sua visione di gioco, il suo pensiero creativo.

Pogba, sicuro di avere le spalle coperte da Claudio Marchisio e Sami Khedira, ha chiuso la sua ultima stagione alla Juventus come miglior assist-man della Serie A. La trasformazione è completa. Oggi i tifosi della Juve che l’hanno riabbracciato si aspettano di rivedere il Pogba idealmente numero 10, faro della squadra chiamata a far dimenticare le ultime stagioni in Italia e in Europa.

Alessandro Mastroluca

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