Roberto Baggio: “Conte sergente di ferro, con Sarri il miglior calcio”

Roberto Baggio si racconta al Festival dello Sport di Trento
Roberto Baggio si racconta al Festival dello Sport di Trento (Getty Images)

Il talento e il successo di Roberto Baggio non si è mai scalfito, dentro e fuori dal campo, anche e soprattutto per la sua propensione a non risparmiarsi quando c’era bisogno di metterci la faccia. Prima, dopo e durante un appuntamento significativo: celebre il suo impegno nel sociale per nobili cause, come quella legata alla figura di Stefano Borgonovo, risaputa la sua onestà intellettuale che gli ha permesso negli anni di potersi esporre su qualunque tema (etico e sportivo) senza suscitare alcuna polemica.

Il Divin Codino è tornato a parlare al Festival dello Sport di Trento, dove era ospite, toccando diversi temi riguardanti il mondo del calcio attuale: fra paragoni e similitudini con i suoi tempi, ricordando qualche vecchia conoscenza.

Baggio: “Sarri col Napoli giocava il miglior calcio, Conte umile ma tenace”

DUALISMO SARRI-CONTEConte? Quando è arrivato alla Juventus è arrivato da giovanissimo, ricordo un ragazzo umile e simpatico. Credo che il ruolo di allenatore sia adatto a lui. È un martello. Sarri invece ha sempre fatto bene anche in categorie minori. Credo ci voglia tempo per vedere il suo vero gioco. Il suo Napoli giocava il miglior calcio d’Italia”.

FIRENZE, IL BUDDISMO E UNA NUOVA VITA“Arrivai a Firenze dopo un grave infortunio. Non ho giocato per due anni e al terzo non stavo ancora bene. I due anni successivi ho giocato bene e mi sentivo in debito per l’affetto della gente che mi ha sempre aspettato. Con la tifoseria si era creato un legame profondo e a Firenze ho conosciuto anche il buddismo, la svolta della mia vita. La sciarpa raccolta per la prima gara a Firenze con la Juve è stato il mio modo per dire grazie. Tentai di rimanere in viola, ci stavo bene, ma avevano già deciso tutto. Bastava essere chiari”.

USA ’94, RIMPIANTI E MALINCONIA – “Non avevo mai tirato un rigore alto sopra la traversa: è stato l’unico nella vita. Non era l’ultimo rigore ma detti il colpo di grazia. Tante volte prima di andare a dormire mi viene in mente. Da bambino sognavo di vincere una finale Italia-Brasile. L’unica cosa che non avevo sognato era che potesse finire con un mio rigore sbagliato”.

MAGLIA AZZURRA, GRANDE AMORE CON L’AMARO IN BOCCA“La vivevo come un momento particolare. Avrei dato tutto anche per prendermi una grande rivincita dopo il 1994. Nel 2002 avevano allargato le rose perché speravano ci fossimo anche io e Ronaldo. Resto a casa. Forse passo per presuntuoso ma credo che meritassi di essere convocato per quel Mondiale anche se qualcuno aveva dubbi su come stavo. Meritavo di andare, me lo doveva il calcio. È forse anche per questo che mi allontanai dal calcio”.

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