Adriano, lettera d’amore all’Inter: “E’ un pezzo grande di me”

Adriano ha scritto una lettera aperta sul sito dell’Inter. “E’ un pezzo grande di me, che ha colorato la mia vita” ha detto. Ricordi affettuosi per Moratti e Zanetti

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Adriano, lettera d’amore all’Inter: “E’ un pezzo grande di me”

Il calcio come sogno e come reazione. Un’occasione di coraggio, una speranza coltivata con audacia. L’occasione di una promessa, non del tutto mantenuta. Adriano si racconta in una lunga lettera al sito dell’Inter Il brasiliano, 177 presenze e 74 in nerazzurro, ha parole affettuose per la società, che gli è stata vicina nei momenti più difficili, e per Massimo Moratti, che considera un secondo padre. “L’Inter è un pezzo grande di me” scrive.

Centrale nella direzione della sua vita prima, e della sua carriera poi, la figura del padre Amir, colpito da un proiettile, durante una sparatoria in cui non era in alcun modo coinvolto, quando Adriano aveva dieci anni. Era solo nel posto sbagliato, nel momento sbagliato.

La felicità che profumava dei popcorn che sua zia vendeva con il carretto per strada si impasta con la consapevolezza fisica e dolorosa che nelle favelas ogni cosa bella ha un prezzo alto. Che è difficile vedere, e sognare, un futuro diverso. Ma a Vila Cruzeiro, quando giocava a piedi nudi, Adriano volava più alto.

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Adriano e l’Inter: quel gol speciale a Basilea

Così la sua carriera decolla, e all’inizio gioca da terzino sinistro. Al Flamengo diventa un centravanti letale, con la forza di riscatto che le esperienze dolorose fanno maturare. Il calcio è un modo per alimentare autostima e sicurezza, ora la felicità ha un altro sapore e un’altra destinazione: comprare una casa per i genitori.

Nella lettera, Adriano racconta anche il suo arrivo all’Inter, la rivelazione al Bernabeu il 14 agosto del 2001. Quel gol su punizione pesa come un marchio, traccia un’autostrada per la gloria. Ma ci sarà un bivio, e ci si troverà di fronte sempre ad agosto, tre anni dopo. E’ a Bari, in occasione di un torneo estivo, quando suona il telefono. “Papà Almir è morto” gli dicono. “Ho pensato fosse un incubo. Ho sperato lo fosse. Non riesco a raccontarla, la disperazione di quel momento. Non ho mai provato in vita mia un dolore così grande, così insopportabile”.

Torna a vedere la luce dove forse un brasiliano non avrebbe mai immaginato di poterci riuscire, a Basilea. In quella partita, supera ogni avversario, ogni pensiero e segna di destro. Tutto per dedicare quel gol al papà, come un ultimo regalo.

E ricordo ancora adesso gli abbracci dei compagni” scrive. “L’Inter è un pezzo di me davvero grande, che si è intrecciato con la mia vita”.

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