Champions League, l’Atalanta come l’Atletico: sogni infranti nella stessa porta

Champions League, l’Atalanta passa dalla grande illusione alla forte delusione in pochi minuti a Lisbona. Nella stessa porta, l’Atletico Madrid ha mollato la presa nella finale del 2014 contro il Real

Gli outsider si fermano alle porte del Paradiso. La luce che dà il nome allo stadio del Benfica, che ha ospitato il primo quarto di finale della Final Eight, è sogno e incubo insieme, via verso la storia e origine delle ombre. Il sogno è quello dell’Atalanta, in semifinale per 89 minuti e 40 secondi, ma oggi Gasperini e i suoi vorrebbero davvero lasciare ai loro occhi solo i sogni che non fanno svegliare.

Perché al 94′, il PSG ha vinto 2-1. L’Atalanta rimane con i ricordi di un’impresa comunque storica, dopo aver perso le prime tre partite del girone, e un rimpianto per una macchina da calcio che ha incantato  l’Europa ma è arrivata senza benzina a pochi metri dal traguardo.

Succede a Lisbona, città tranquilla su un largo fiume dalla fama leggendaria, così la descriveva Jose Saramago, capitale labirintica, seducente e triste insieme. Succede nello stesso stadio, e nella stessa porta, dove un’altra squadra con fama e carattere da outsider ha visto un’emozione interrotta dal crudele trionfo della logica, dal passare ineluttabile della storia in divenire. E’ l’Atletico Madrid che peraltro, se dovesse battere il Lipsia affronterebbe proprio il PSG in semifinale.

L’Atletico di Simeone, del “cholismo” eletto a paradigma, degli huevos poi ostentati come segno di orgoglio, ha vissuto qui nel 2014 la prima finale di Champions League fra due squadre della stessa città. Il derby contro il Real Madrid arriva quarant’anni dopo un’altra finale crudele, contro il Bayern Monaco nel 1974. Allora fu Schwarzenbeck a pareggiare al minuto 119 a Bruxelles. Stavolta è il capitano delle merengues a invertire la rotta del destino. E’ il Cid Campeador, l’uomo delle grandi occasioni che compare quando c’è bisogno di lui.

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Champions League, l’Atalanta come l’Atletico Madrid: quel gol di Ramos in finale

Nelle circostanze straordinarie, i campioni si riconoscono. In quell’area, davanti a quella stessa porta in cui Chupo-Moting ha depositato il gol più facile e più importante della sua carriera, Sergio Ramos ha costruito il primo tassello della decima Champions League del Real Madrid.

Con l’Atletico in vantaggio 1-0, sale anche lui su un calcio d’angolo al 93′. I Blancos non hanno nulla da perdere, e con lui iniziano a vincere: stacco irrefrenabile, colpo di testa e pareggio. “Sarà uno dei ricordi definitivi della mia carriera, quello che racconterò ai miei nipoti” ha detto nell’intervista per i canali video della UEFA.

E’ un colpo da ko, certificato ai supplementari. Finisce 4-1, fa festa anche Carlo Ancelotti, allenatore delle merengues e secondo a trionfare per tre volte la Coppa dei Campioni dopo Bob Paisley che ha guidato il Liverpool alle vittorie in Coppa dei Campioni nel 1977, 1978 e 1981. Gli outsider, ancora una volta, stanno a guardare.

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