Real Madrid, Jovic rischia il carcere: ha violato quaratena

Luka Jovic è a processo in Serbia per aver violato la quarantena. Le richieste dell’accusa, i timori di Zidane per la stagione del Real Madrid

Real Madrid, Jovic violò la quarantena: cosa rischia il serbo
Real Madrid, Jovic violò la quarantena: cosa rischia il serbo

Luka Jovic, l’attaccante serbo del Real Madrid, rischia grosso. Non è certo la notizia che in questo momento Zinedine Zidane avrebbe voluto ascoltare. La sua panchina è sempre meno salda, all’orizzonte c’è il Clasico pomeridiano di sabato contro il Barcellona. E la sconfitta in casa contro lo Shakhtar Donetsk ha evidenziato più di qualche limite nell’approccio alle partite. Limiti che peraltro si erano già palesati nell’ultima giornata della Liga contro il Cadice.

Ai problemi in campo, per Zidane si aggiungono anche le preoccupazioni per le conseguenze delle azioni dei suoi giocatori fuori dal campo. L’indisciplinato in questione è Luka Jovic. L’attaccante è infatti a processo in Serbia, accusato di aver violato l’isolamento imposto dal governo una volta rientrato dalla Spagna.

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Jovic, il processo in Serbia all’attaccante del Real Madrid

 

Jovic, il processo in Serbia all'attaccante del Real Madrid
Jovic, il processo in Serbia all’attaccante del Real Madrid

In base alle norme nazionali in materia di contenimento del contagio da coronavirus, l’accusa ha chiesto sei mesi di carcere per il centravanti dei Blancos. Il giudice potrebbe optare per una sentenza più lieve, anche solo monetaria. E non sarebbe la prima per Jovic, che ha già pagato trentamila euro di multa per una precedente violazione del protocollo sanitario.

La vicenda comunque si va ad aggiungere allo scenario complesso che sta accompagnando l’avvio di stagione del Real Madrid. E coinvolge, in senso più esteso, il ruolo di uno sportivo su questioni così delicati. I comportamenti individuali dei personaggi pubblici rivestono un’importanza diversa, più elevata, per i tifosi e gli spettatori.

L’attenzione alle conseguenze dei propri modi di fare, anche se non intenzionali, resta un requisito significativo. Ancor di più in una stagione di profonda incertezza, in cui ci si divide sull’utilità delle mascherine e sui numeri dei contagi. Il calcio professionistico avrebbe solo da guadagnare da una maggiore responsabilità dei suoi protagonisti.

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