Verratti, l’ex agente rivela: “Non voleva il PSG, ma un top club di Serie A”

L’ex agente di Marco Verratti ha svelato alcuni retroscena sul calciatore: non voleva firmare per il PSG e sognava di giocare in Serie A.

Verratti PSG
Verratti PSG

Marco Verratti è uno dei centrocampisti più importanti della Nazionale Italiana. E’ raro che un calciatore al centro dei progetto azzurro, non abbia mai giocato in Serie A. Tuttavia, è proprio il caso suo. Ha indossato la maglia del Pescara per 4 anni, due dei quali in Serie B. Era giovanissimo all’epoca, ma già possedeva le chiavi del centrocampo ed era tra i migliori talenti in circolazione.

Infatti molte squadre di Serie A erano pronte a prelevarlo dalla neopromossa abruzzese, ma la chiamata del Paris Saint-Germain è stata decisiva. Così, nel 2012 si trasferì a Parigi e da lì non si è più mosso. Il suo ex procuratore, però, ha svelato alcuni retroscena sulla trattativa di quella calda estate. Inoltre, ha riportato i sogni nascosti del giocatore.

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Marco Verratti, il numero sei del Paris Saint Germain si è infortunato ieri in allenamento. A rischio la sua presenza in Champions League il 12 agosto contro l'Atalanta (Getty Images)
Marco Verratti (Getty Images)

L’estate 2012 ha cambiato la vita di Marco Verratti. Eppure, il calciatore non avrebbe voluto firmare con il PSG. Stando ai racconti del suo ex agente Donato Di Campli al quotidiano francese Equipe, il centrocampista avrebbe voluto firmare con la Juve: “Era un tifoso bianconero. Ma la società non trovò l’accordo con il Pescara – poi ha aggiunto – il club aveva trovato intesa con il Napoli, ma fu proprio Marco a rifiutare“. Inoltre, ha chiarito: “Lui non voleva andare al PSG, abbiamo dovuto convincerlo“.

Nel 2017, il Barcellona presentò un’offerta al procuratore e al giocatore: “Marco voleva andarci, sognava di giocare con Messi e gli dissi che se voleva diventare un campione avrebbe dovuto lasciare il Paris Saint-Germain“. Tuttavia, le cose andarono diversamente: “Il club offrì gli offrì il rinnovo, gli promise Neymar e diede una condizione: doveva licenziarmi. Stavo per dichiarare guerra con un kalashnikov e ho finito con una pistola ad acqua“. Successivamente, il giocatore si affidò a Mino Raiola.