Fallimento Juve, Allegri ha dei complici: da Bonucci a Cuadrado e Agnelli

La Juventus è un completo fallimento, forse il peggiore negli ultimi 10 anni di Serie A per aspettative: Allegri ha dei complici

L’ennesima disfatta, questa volta in casa del Milan. Plausibile, trattandosi dei Campioni d’Italia in carica, meno, se si considera che parliamo del peggior avvio in trasferta della Juventus dal 2010, con Zaccheroni come allenatore. Ancora più grave, se si pensa che in panchina c’è un tecnico che percepisce uno stipendio da circa 7 milioni di euro, mentre il miglior calciatore rossonero e protagonista dello Scudetto, Rafael Leao, ne percepisce 1,4.

Allegri fallimento Juventus
Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus (LaPresse)

Tirare le somme è facile: c’è più di qualcosa che non va nei bianconeri. La colpa, però, non è solamente di Max Allegri. Per carità, è inevitabile attribuire gran parte dei problemi ad un tecnico che porta avanti un calcio anacronistico, morto ormai 3 anni fa.

Il tutto, accompagnato da idee confusionarie, una tattica inesistente e un’intensità che dura solamente nei primi 15 o 20 minuti di gioco. Contro il Milan, però, sono emersi, per l’ennesima volta, alcuni aspetti che permettono di puntare il dito anche su altri profili.

Juventus, un fallimento globale: Agnelli, Allegri e i calciatori

Agnelli fallimento Juventus
Andrea Agnelli, presidente della Juve (LaPresse)

Bisogna necessariamente partire dai calciatori in campo, perché se la Juve di Allegri non rende è anche per chi quel pallone lo gioca. Un’attenuante c’è, come descritto sopra, con una guida sbagliata la resa è sbagliata. Certi atteggiamenti e determinati errori, però, sono frutto anche di una pessima condizione o di una brutta deriva presa ormai da tempo.

Ne sono un esempio Bonucci (saltato come un birillo da Brahim Diaz), Cuadrado e Alex Sandro. Quest’ultimo è da tempo irriconoscibile, il primo non ha mai risanato i rapporti con l’allenatore, mentre il colombiano alterna poche cose buone ad un’innumerevole serie di disattenzioni da carriera al tramonto.

Alla mischia vanno aggiunti Kean (un pesce fuor d’acqua in questa Juve, dall’atteggiamento quasi mai positivo), McKennie, Locatelli e persino Dusan Vlahovic. Per questi ultimi tre è evidente che la guida tecnica, incompatibile con i tempi storici, stia costando caro più che per altri membri della rosa e quello scellerato passaggio orizzontale dell’attaccante serbo, che ha consentito il contropiede del 2-0 di Brahim Diaz, ne è una dimostrazione.

A questo vanno aggiunti gli infortuni di Chiesa (sfortuna) e Pogba (molto più prevedibile se si osserva la sua cartella medica negli ultimi anni). Oltre alla scelta di portare in squadra giocatori come Di Maria (fin qui la differenza in positivo l’ha fatta solo contro Sassuolo e Maccabi), venuto in Italia per una mezza vacanza, pur di far andar via Dybala perché privo di garanzie sulla tenuta fisica.

Gli errori di Andrea Agnelli

Ed ecco che allora la colpa è anche dello staff tecnico (ko da infortunio), dei responsabili di mercato (cambi non adeguati e scelte troppo condizionate da un allenatore che pretendeva un instant team, che già ha fallito) e da un presidente assente.

Perché anche Andrea Agnelli è uno dei grandi colpevoli di questa Juventus. Oltre 250 milioni in rosso nel bilancio dimostrato una scarsa capacità decisionale. Dall’aver cacciato prima Sarri e poi Pirlo, per richiamare un deludente Allegri, ad aver selezionato uomini non in grado di condurre un mercato intelligente in rapporto qualità-prezzo (Maldini e Giuntoli insegnano in questo).

Il presidente bianconero non parla mai, ha abituato così i suoi tifosi ed il suo portavoce è Pavel Nedved. L’ex centrocampista ha chiaramente fatto intendere che è deluso anche dai calciatori, che non hanno mostrato il vero spirito della Juve, eppure non è stata presa alcuna decisione drastica, né è stato lanciato un messaggio forte, anzi.

Questa Juventus, per monte ingaggi, profili in campo, guida tecnica e presidenziale è un fallimento. L’eventuale uscita dai gironi di Champions ed un’affannosa rincorsa al quarto posto sono un disastro per un club di questa portata.