Cristiano Ronaldo come Pelè e Puskas: i sei bomber con oltre 700 gol

Cristiano Ronaldo e i magnifici sei: ecco i bomber con oltre 700 gol

Cristiano Ronaldo ha segnato il suo gol numero 700 in 937 partite. Ne ha realizzato almeno uno in 458 di questi incontri, in 12 competizioni diverse. In totale, vuol dire un gol ogni 112 minuti. È solo il sesto giocatore a raggiungere le 700 reti in carriera. Davanti a lui solo Josef Bican, l’unico che ne abbia realizzate più di 800 in base ai dati della Fondazione di Ricerca e Statistica sul calcio (RSSSF), Pele, Romario, Ferenc Puskas e Gerd Muller.

Bican, il numero 1 di sempre

“Ho sentito molte volte la teoria secondo la quale era più facile segnare ai miei tempi. Ma le occasioni erano le stesse anche cento anni fa e saranno le stesse anche tra cento anni. La situazione è identica e tutti dovrebbero concordare sul fatto che una occasione dovrebbe trasformarsi in un gol. Se avevo cinque occasioni facevo cinque gol, se ne avevo sette ne segnavo sette” diceva Josef Bican, la cui tomba si trova al cimitero di Vyšehrad a Praga dove riposano Antonin Dvořák e Smetana, l’artista-simbolo dell’art nouveau Alfons Mucha e il poeta Jan Neruda.

Sulla mappa delle tombe più illustri è indicata anche quella di Bican, Josef (1913-2001),  “miglior cannoniere della storia del calcio”. “Bepi”, figlio di emigranti boemi nato a Vienna nella stessa strada del grande Mathias Sindelar, è capocannoniere del campionato austriaco nel 1934 con il Rapid Vienna. Hugo Meisl, l’ebreo boemo che ha portato il calcio in Austria, gli apre le porte della nazionale. Bican è in campo contro l’Italia di Pozzo ai Mondiali del ’34, chiude anche l’esperienza nel Wunderteam con 14 gol in 19 presenze e torna in patria. Dal 1935 gioca per lo Slavia Praga. Neanche Pelé al Santos o Lionel Messi al Barcellona avvicinano le sue medie: in undici stagioni, segna 395 gol in 217 partite di campionato (1,8 a partita), 832 complessive in 427 presenze. È l’unico che abbia segnato almeno una rete con tre nazionali: dopo l’Austria, infatti, rappresenta la Cecoslovacchia e il protettorato di Boemia e Moravia.

La leggenda di Pele e quei 1281 gol contestati

A Pele vengono accreditati 1281 gol. Il record è tanto eccezionale quanto contestato. La cifra, infatti, è sovradimensionata in quanto comprende anche partite ufficiali e amichevoli, compresi i tour promozionali con il Santos o i Cosmos di New York. La RSSF parla di “soli” 767 gol ufficiali. Il Times, dopo la finale mondiale del 1970 e il suo colpo di testa su Burgnich, titolava: “How do you spell Pelé? G-O-D”. Ha incontrato la regina Elisabetta, è stato ministro dello sport, ha avuto tre mogli, e flirt con domestiche, attrici, modelle, dottoresse, regine di bellezza. Ha anche fermato una guerra, perché nel 1967 le truppe federali e i ribelli in Nigeria firmarono una tregua di 48 ore solo per vedere la partita tra il Lagos e il Santos.“Vederlo giocare” ha scritto Eduardo Galeano nel libro Splendori e miserie del gioco del calcio, “valeva davvero una tregua e molto di più. (…) Noi che abbiamo avuto la fortuna di vederlo giocare, abbiamo ricevuto un regalo di rara bellezza: momenti a tal punto degni dell’immortalità, che ci consentono di credere che l’immortalità esiste”.

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Romario, il “piccoletto” re del gol

“Ho segnato contro ogni squadra, ogni nazione, ogni difensore al mondo” ha detto Romario cui la assegna 929 gol e la RSSSF 772. Lo chiamano O’Baixinho, il “piccoletto”, è l’uomo giusto al posto giusto. Johann Cruijff, il profeta del gol, lo considerava il miglior giocatore che avesse mai allenato. Al Barcellona ha composto una coppia che più strana non si può con Hristo Stoichkov. “Eravamo come la notte e il giorno” scrive il bulgaro nella sua autobiografia, “ma diventammo inseparabili”. Miglior giocatore del Mondiale 1994, due volte vincitore della Copa America, è uno dei cannonieri più amati del Brasile e più prolifici della storia del calcio. “Ha i piedi sensibili e morbidi come gli orologi di Dalì” scrive Manuel Vazquez Montalban, “ispira un sentimento quasi religioso”. “Noi attaccanti” diceva, “dobbiamo essere egoisti”. E lo era, più di tutti.

Ferenc Puskas, il “Galactico”

Ha segnato 84 gol in nazionale, 324 in 372 presenze con il Real Madrid. Ha vinto sette spagnoli e tre Coppe dei Campioni. Suoi quattro dei sette gol nel 7-3 nella finale del 1960 contro l’Eintracht Frankfurt a Glasgow. “Ferenc Puskás è stato il giocatore più forte del mondo e siamo in tanti a pensarla così” ha commentato Szepesi, allora presidente onorario della federazione ungherese, quando è stata svelata una statua in onore di Puskas nel 2013. “Era una persona semplice, diretta e con un grande senso dell’umorismo: la buttava sempre sullo scherzo. Inoltre, aveva fiducia nella squadra e pensava che conoscere gli avversari non fosse così importante”.

“Quando Puskás parla del suo paese, ha sempre le lacrime agli occhi, quindi al grande pubblico risulterà difficile capire perché vi ha fatto ritorno solo nel 1981″, ha raccontato il biografo György Szöllosi parlando dei suoi 25 anni di esilio dopo l’occupazione da parte dell’Armata Rossa nel 1956. “Aveva paura dell’ergastolo che rischiava per aver disertato il servizio militare”. Non era solo un attaccante fenomenale. “Alfredo Di Stéfano, suo compagno di reparto ai tempi del Real Madrid, lo ha definito meraviglioso sia come giocatore, che come uomo” ha detto al sito della Uefa.

Se dici bomber, dici Muller

Gerd Müller da Nordlingen, in Baviera, è il bomber per eccellenza. Lo chiamano “Bomber der Nation”, il cannoniere della nazione. E bomber passerà poi a identificare tutti i cannonieri di tutte le nazioni. Ha vinto un Pallone d’oro (1970) e due Scarpe d’oro (1970 e 1972). Ha segnato quasi un gol a partita, 730 reti in 787 incontri. Muller, uno dei tre giocatori insieme a Dražan Jerković e David Villa ad avere vinto la classifica dei cannonieri dei Mondiali (1970) e degli Europei (1972), è ancora oggi il miglior cannoniere di sempre del Bayern Monaco.

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