Inter, Conte e il dilemma Eriksen: storia di un equivoco

Perché il danese Eriksen non si è inserito nel progetto dell’Inter di Conte. Un equivoco tattico diventato di impossibile soluzione

Quando a gennaio l’Inter ha acquistato Christian Eriksen per 27 milioni di euro, il suo arrivo appariva come un valore aggiunto per il salto di qualità internazionale dell’Inter. Invece il danese, che ha guidato il Tottenham alla finale di Champions League nel 2019, non si è affatto rivelato un buon affare. Eriksen, un elegante palleggiatore, non è il tipo di calciatore che Conte avrebbe voluto per il suo centrocampo. Il tecnico non ha mai nascosto la sua propensione per un dinamico equilibratore come Kanté e un incursore come Vidal che ha poi ottenuto.

I continui messaggi trasversali dell’allenatore verso la dirigenza ha aggiunto un ulteriore livello alla storia di un equivoco, di un giocatore mai del tutto accettato. Nemmeno l’eliminazione in Champions League, nemmeno aver visto il danese dare una sterzata all’atteggiamento della squadra contro lo Shakhtar ha risolto la situazione. L’Inter ha infilato una serie di vittorie consecutive in campionato grazie a una rinnovata certezza, ovvero il 3-5-2 solido con Brozovic come playmaker basso.

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Inter, perché Eriksen è fuori dal progetto

Inter, perché Eriksen è fuori dal progetto
Inter, perché Eriksen è fuori dal progetto

Il ritorno in auge del croato, considerato in estate vicino al passaggio al PSG per l’ex Roma Paredes, ha tolto ulteriori opzioni per il danese. Il 3-4-1-2, pre-condizione all’integrazione di Eriksen nella formazione, ha tolto equilibrio all’Inter in fase difensiva. Ma in questa formulazione, il modulo non prevede un calciatore con le caratteristiche come il danese. Conte non lo vede come regista arretrato, lontano dalla porta, ma nemmeno come mezzala: per il tecnico, Eriksen non avrebbe l’intensità e la corsa nelle due fasi che nella sua visione di gioco deve avere chi interpreta quel ruolo. “Non capisco perché le cose tra Eriksen e l’Inter fin qui siano andate così male”, ha detto Laudrup. “Forse sono entrati in gioco fattori culturali e psicologici, questo sì, ma tattici proprio no”.

C’è almeno un altro aspetto che sorprende della vicenda. Il 3-5-2, sia se si articola con un regista basso sia se si gioca con due mediani e un trequartista, richiede soprattutto esterni di centrocampo di grande qualità per interpretare le due fasi. L’arrivo di Hakimi avrebbe potuto rappresentare un passo in avanti, un fattore in grado di favorire l’inserimento di Eriksen.

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Ma i movimenti del resto della squadra, e un tecnico che ha poggiato sulle sue certezze provando ad adattare i singoli allo schema, non hanno messo il danese nelle condizioni di rappresentare un vero valore aggiunto.

Così, un giocatore capace di 51 gol e 66 assist in Premier League con la maglia del Tottenham, è diventato un peso, una stella cadente che non fa più parte del progetto dell’Inter.