Milan, l’alta velocità è un problema: i cinque dubbi di Pioli

Milan, la sconfitta nel derby dopo quella contro lo Spezia evidenzia alcuni aspetti che rendono più vulnerabile la squadra di Pioli

Milan, l'alta velocità è un problema: i cinque dubbi di Pioli
Milan, l’alta velocità è un problema: i cinque dubbi di Pioli

Spezia e Inter, e prima Atalanta e Juventus. Il Milan di Pioli ha un problema. E non sono le grandi parate di Handanovic che hanno consentito ai nerazzurri di salvarsi all’inizio del secondo tempo del derby, prima di colpire nel momento migliore degli avversari. Le ultime due sconfitte dei rossoneri, battuti 3-0 dai nerazzurri e 2-0 in casa dello Spezia senza mai tirare nello specchio, hanno una base comune. Evidenziano come la squadra di Pioli vada in difficoltà di fronte al pressing alto di squadre che sanno come alzare il ritmo e gestire meglio le transizioni offensive.

Centrocampo, Tonali delude

Un elemento del puzzle che fa prevalere il nero sul rosso nell’orizzonte del Milan è Tonali. Il suo contributo nello sviluppo del gioco. Nel derby, Kessie ha completato 62 passaggi (fonte Whoscored), l’ex Brescia 26. Affidarsi di fatto solo all’ex Atalanta per far avanzare la manovra rende l’azione del Milan più prevedibile. Schermarlo con un pressing alto, come hanno fatto Spezia e Inter, facilita il recupero del pallone agli avversari e complica le iniziative dei rossoneri. Se poi si gioca ad alto ritmo, le difficoltà a cambiare gioco e risalire il campo si vedono tutte.

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Milan vulnerabile sui cambi di gioco

Premesso che non si può considerare Theo Hernandez un problema del Milan, il posizionamento dei compagni una volta perso il possesso non è sempre stato all’altezza. Contro l’Inter, i rossoneri hanno faticato a coprire il campo in ampiezza e a coprire gli inserimenti degli avversari sul lato debole. L’Inter ricorre spesso a questa strategia, tanto che l’efficienza dei cambi di gioco in orizzontale e in verticale (i palloni lunghi a scavalcare il centrocampo) possono essere considerati un metro di valutazione per la condizione della squadra. L’inserimento di Hakimi che allarga la difesa del Milan in occasione del secondo gol, risolto poi da un “salto di uomo” di Eriksen bravo a vedere Perisic alle spalle di Lautaro, testimonia il controllo superiore dei nerazzurri sulle fasce e negli spazi di mezzo.

Pressing meno compatto

Anche in fase di pressione, il Milan ha mostrato qualche elemento di vulnerabilità. Nel derby la squadra di Pioli è risultata aritmeticamente più efficace se si guarda il PPDA, ovvero il rapporto fra i passaggi degli avversari e le proprie azione difensive. Nel derby, l’indice del Milan è di 10,12, quello dell’Inter di 21,31. Più l’indice è basso, più la squadra ha portato una pressione efficace. La mappa di calore della partita mostra un Milan attento a schermare la propria trequarti davanti alla difesa, al centro più che sulle fasce. Quando però manca l’equilibrio, o la costruzione di gioco risulta macchinosa, saltare le linee di pressing ed effettuare passaggi progressivi più lunghi diventa più facile per gli avversari.

La progressione di Lukaku per il 3-0 esacerba queste debolezze collettive e anche una poco brillante lettura individuale di Romagnoli che va schiacciarsi contro il compagno di reparto Kjaer lasciando aperto un corridoio per il belga che si defila a sinistra e chiude sul primo palo.

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Calhanoglu, i numeri non mentono

Il turco Calhanoglu è una figura di riferimento nella costruzione offensiva del Milan. Gli avversari lo sanno. L’Inter è riuscita a schermare le linee riducendo al 75% il suo tasso di accuratezza nei passaggi. Il turco è comunque riuscito a servire due passaggi chiave, tanti quanti Eriksen che però in percentuale ha sbagliato molti meno appoggi di lui (90% di precisione, 36 riusciti su 40). Drenare ai rossoneri due fonti di gioco primarie vuol dire depotenziare buona parte del loro piano offensivo.

Milan, meno di un gol atteso a partita

In effetti, comprese le cinque conclusioni di Ibrahimovic, il Milan raggiunge la modesta quota di 0,71 expected goals. Dunque, in base alla tipologia delle conclusioni, secondo questo modello avrebbe dovuto segnare 0,71 reti. L’Inter, invece, 2.96. Anche contro lo Spezia, i rossoneri si sono fermati sotto quota 1. Due indizi non sono una coincidenza, ma testimoniano come le opzioni offensive per far arrivare il pallone a Ibra potrebbero essere limitate. E se non eseguite ad alta velocità, risultare più prevedibili per gli avversari.