Afghanistan, talebani decapitano giovane promessa della pallavolo: la storia di Mahjabin Hakimi

Mahjabin Hakimi sarebbe almeno la seconda vittima ufficiale, nel mondo dello sport, uccisa dai talebani: cosa è accaduto alla giovane promessa del volley. 

Mahjabin Hakimi Afghanistan
Mahjabin Hakimi è la giovane uccisa dai talebani in Afghanistan (Twitter)

Hakimi era una giovane che amava giocare a pallavolo e sperava in un futuro roseo e con grandi soddisfazioni. Purtroppo però l’arrivo dei talebani in Afghanistan ha cambiato tutto.

I media indiani hanno comunicato che la giovane sarebbe almeno la seconda vittima del mondo dello sport nel Paese. La notizia della morte di Mahjabin Hakimi è stata tenuta nascosta per un motivo ben preciso.

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Promessa del volley decapitata, cosa è successo a Mahjabin Hakimi

Volley
Il sogno del volley per Mahjabin Hakimi (Getty Images)

Tutto era partito dalla denuncia dell’allenatrice di Mahjabin Hakimi, giovane promessa del volley, successivamente sparita nel nulla. Purtroppo a distanza di tempo la spiacevole scoperta: la ragazza è stata uccisa dai talebani. Gli assassini avrebbero addirittura postato le foto sui social network. Purtroppo le parole della donna si sarebbero rivelate fondate e alla fine la giovane è stata trovata senza vita. La vicenda risalirebbe ai primi di ottobre 2021. Secondo la testimonianza della donna, rilasciata al Persian Independent, adesso ci sarebbe grande paura per le altre giocatrici.

Per i talebani le donne “non devono fare sport”, ha commentato tempo fa Ahmadullah Wasiq in qualità di portavoce della commissione governativa. Fatto sta che l’uccisione non sarebbe stata divulgata prima a causa delle minacce ricevute dalla famiglia. L’allenatrice ha però deciso di dire basta alle violenze e di opporsi con alcune dichiarazioni importanti agli organi d’informazione locali. “Le giocatrici hanno addirittura bruciato le loro divise per salvare le loro vite e quelle delle loro famiglie”, ha commentato la donna che ha comunque voluto mantenere il riserbo sulla propria identità. Destino differente invece per 100 calciatrici, alcune nel giro della Nazionale, che sarebbero state tratte in salvo insieme ai rispettivi familiari. Decisivo l’intervento della Fifa e del governo qatariota.