Chelsea, come può cambiare con Tuchel: tattica, stile di gioco, formazione

Thomas Tuchel è il nuovo allenatore del Chelsea. I principi del suo calcio, le possibili differenze rispetto a Lampard. Proviamo a disegnare la sua formazione tipo

Chelsea, come può cambiare con Tuchel: tattica, stile di gioco, formazione
Chelsea, come può cambiare con Tuchel: tattica, stile di gioco, formazione

Thomas Tuchel, nuovo allenatore del Chelsea, ha saputo adattare il suo calcio. I principi di flessibilità e studio degli avversari emergevano già all’epoca del Mainz e della prima sfida contro il Bayern Monaco di Pep Guardiola. Il 4-1-3-2 di allora è diventato 4-1-4-1 al Borussia Dortmund, che in fase di possesso reinterpretava il 2-3-5, la piramide di Cambridge da cui discende molto del lessico legato alle tattiche nel calcio. Anche la sua gestione del PSG, che ha raggiunto l’apice con la finale di Champions League della scorsa stagione, si è caratterizzata per diverse interpretazioni del 4-3-3 di base. Presumibilmente, sarà questa l’impostazione di partenza anche al Chelsea.

Il suo calcio richiede spinta ai terzini, gran lavoro ai centrocampisti, e spirito di adattamento. Non è raro che le squadre di Tuchel si dispongano in campo con moduli diversi nell’arco della stessa partita. L’obiettivo è una paziente gestione del possesso, un controllo degli spazi e di conseguenza del ritmo della partita. Determinante il buon funzionamento del centrocampo, e una figura come N’Golo Kante, nettamente il miglior centrocampista della squadra, sarà decisivo. Anche perché Tuchel ha spesso schierato a proteggere la difesa mediani capaci di recuperar palloni e giostrarli velocemente per gestire le transizioni.

La fase di pressing

Il controllo dello spazio, obiettivo numero 1 nella sua visione di gioco, non si può raggiungere senza un contributo degli attaccanti alla fase di pressing. La pressione alta è una possibilità, una delle possibili strategie che Tuchel ha messo in atto con le sue squadre. Ma non l’unica, come ha dimostrato il PSG nella finale di Champions. In quel caso, contro una squadra estremamente dotata tecnicamente, ha scelto la linea bassa e la copertura in ampiezza per occupare le linee di passaggio.

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Come attaccava il PSG di Tuchel

Neymar decisivo nel PSG di Tuchel (foto Getty)
Neymar decisivo nel PSG di Tuchel (foto Getty)

Il tedesco non disdegna le ripartenze veloci in verticale, soprattutto con elementi creativi come potevano essere Angel Di Maria o Neymar fra le linee. Nelle transizioni positive, ovvero le azioni dopo aver recuperato palla, chiede ai giocatori non in possesso del pallone o non coinvolti direttamente nell’azione, di mantenere le posizioni.

La costruzione del gioco, nell’ultima stagione al PSG, può aiutare ad anticipare la possibile evoluzione del Chelsea. Tuchel chiede ai giocatori di offrire almeno due opzioni di passaggio al portatore di palla, dunque di sviluppare progressivamente dei rombi lungo il campo. Una scelta che facilita lo scivolamento orizzontale e verticale del pallone, ma espone al rischio di contropiede contro avversari che portino una marcatura a uomo particolarmente aggressiva.

Nella scorsa stagione, il PSG mostrava due anime molto diverse, segno della flessibilità che il tedesco ricerca nell’interpretazione delle partite. In campionato, al momento della sospensione poi definitiva per la pandemia, il PSG aveva segnato 50 gol su azione e cinque in contropiede. Attaccavano prevalentemente da sinistra, la zona di Neymar, e arrivavano in area avversaria più di qualsiasi altra formazione in Ligue 1. Al resto, pensava Mbappé.

In Champions League, invece, hanno raggiunto la finale pur avendo totalizzato il 24% di possesso palla nella trequarti offensiva: solo otto squadre fra le 32 al via avevano una concentrazione più bassa. Allo stesso tempo, però, il PSG emergeva come l’ottava formazione per possesso e la nona per media di passaggi a partita.

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Come orienta la fase difensiva

La volontà di tenere i terzini alti, di far scorrere il pallone da una fascia all’altra sfruttando anche i movimenti fuori linea delle ali, hanno rappresentato un fattore decisivo nel determinare lo stile di gioco creativo dei parigini. Ma ha messo anche in evidenza i lati deboli in fase difensiva, soprattutto negli spazi di mezzo fra difensore centrale e terzino di riferimento.

Per questo, è fondamentale il movimento delle due mezze-ali, chiamate ad accompagnare gli spunti degli attaccanti esterni e insieme a coprire più campo in ampiezza per evitare di esporre i difensori centrali a una pericolosa inferiorità numerica.

Tuchel, la possibile formazione tipo al Chelsea

Kai Havertz potrebbe avere più spazio nel nuovo Chelsea (Foto Getty)
Kai Havertz potrebbe avere più spazio nel nuovo Chelsea (Foto Getty)

Davanti a Mendy, che al momento rimane il più affidabile dei portieri del Chelsea, Tuchel potrebbe continuare a dare fiducia a James come terzino destro, vista la spinta offensiva. Difficile rinunciare a sinistra a Chilwell, uno dei più convincenti tra i Blues finora. In difesa, facile pensare a una conferma di Thiago Silva, che ha conosciuto al PSG i principi di gioco di Tuchel. Rudiger, che può inserirsi bene nei meccanismi nuovi, si gioca presumibilmente l’ultimo posto con Zouma.

A centrocampo Kanté non si discute, gli altri due posti sì. Non è affatto da escludere che, per affinità tattiche e linguistiche, Kai Havertz diventi “il Verratti” del suo Chelsea. Né Mount né Kovacic hanno tutte le caratteristiche per interpretare al meglio il ruolo di mezzala più di ragionamento (analogo a Paredes o a Herrera), ma il croato parte presubilmente favorito nelle gerarchie

L’attacco è probabilmente il reparto più facile da delineare: Timo Werner centravanti, nella sua posizione migliore; a sinistra Pulisic, che si è esaltato con Tuchel a Dortmund; a destra potrebbe trovare molto più spazio Ziyech, uno dei più naturalmente “tucheliani” nella rosa dei Blues.