L’anno che verrà, i nostri propositi per il calcio del 2022

I nostri propositi per il calcio nel 2022, un anno chiave che si concluderà con i Mondiali invernali in Qatar. I nostri auguri per i prossimi dodici mesi

L'anno che verrà, i nostri propositi per il calcio del 2022
L’anno che verrà, i nostri propositi per il calcio del 2022

Il primo giorno dell’anno, scriveva Pablo Neruda, palpita sui cuori stanchi. E’ la promessa di una nuvola da venire, di profumi spiegati. E’ più di un semplice giorno, porta con sé una pagina bianca dove trasferire la traccia di quel che è stato per disegnare quel che sarà.

Il primo giorno dell’anno conserva l’illusione della novità, delle possibilità da esplorare, delle strade da percorrere. Occasioni per lanciarsi in propositi e speranze, dopo i bilanci alla fine dell’anno appena concluso.

Ne abbiamo anche noi di CalcioToday, per quanto riguarda la nostra attività che negli ultimi mesi avete premiato come mai prima e che ci auguriamo sia sempre più vicina alle vostre curiosità di lettori. E per il mondo che raccontiamo, per il calcio che ogni giorno ci fa emozionare. Perché è un po’ come la vita.

Cinque desideri per il calcio del 2022

Cinque desideri per il calcio del 2022
Cinque desideri per il calcio del 2022

E come le nostre vite, nel 2022 anche il calcio si muoverà su equilibri instabili e sottigliezze semantiche: sarà un anno di pandemia o di endemia, per esempio. Cambia una sillaba, ma fa tutta la differenza del mondo.

In questi scenari, nelle fratture rispetto alle abitudini consolidate, si concentrano le occasioni per i grandi cambiamenti. Le opportunità per i passi in avanti.

Di fronte a quel che è stato, e che potrà essere nell’anno che verrà, l’anno che conduce ai Mondiali in Qatar, il calcio ha l’occasione per farsi promotore di passaggi nuovi, di aprire nuove strade con l’infinito potere di persuasione e attrazione che le sue stelle esercitano ad ogni latitudine.

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Ci auguriamo di vedere un calcio più equo, capace di andare oltre le ombre che sempre si nascondono lì dove l’odore dei soldi copre ogni altra sensazione. Un calcio più attento alle sedi delle manifestazioni, disposto anche a dire no qualche volta di più. Un calcio più equo anche nell’attenzione alle competizioni, che smetta di trattare la partecipazione delle star alla Coppa d’Africa in maniera diversa rispetto alla presenza a un Campionato Europeo, e nella distribuzione delle risorse. Più equo, equilibrato, competitivo, attraente.

Ci auguriamo di vedere un calcio più aperto verso la presenza femminile e alla promozione delle relative competizioni. Un calcio più disposto ad accettare scarti da una auto-definita e spesso distorta normalità, che per esempio non metta i calciatori omosessuali di fronte all’obbligo non scritto del silenzio come alternativa all’abbandono dell’attività agonistica. Un calcio in cui non si parli di goliardia per fenomeni e comportamenti che di goliardico non hanno nulla. Le parole, come i gesti, sono importanti.

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Ci auguriamo di vedere un calcio avviato a superare le discriminazioni, con meno “buuh” e reazioni più forti di arbitri, giocatori, allenatori e società di fronte a cori dal contenuto offensivo. Un calcio disposto a fermarsi, se necessario, e magari ad accettare anche allenatori neri, asiatici se le loro competenze possono consentire loro di diventare candidati credibili per una panchina.

Ci auguriamo di vedere un calcio più attento a quello che succede nelle segrete stanze, per evitare un “caso Salernitana bis” ad esempio. Più coraggioso nel  prendere decisioni, nel sorvegliare potenziali acquirenti (vedi il fondo PIF) o frenare il potere di agenti, procuratori, intermediari che riempiono le troppe zone grigie del calciomercato.

Perché a questo ci si possa anche solo avvicinare, ci auguriamo infine di vedere un calcio in cui la conoscenza sia virtù. E questo coinvolge tutti, protagonisti e operatori dell’informazione, riguarda la divulgazione il regolamento come l’analisi tattica o un più costante e cospicuo ricorso ai dati. Un calcio che sappia guardare al futuro, conservando il gusto della memoria senza morire di nostalgia.