Grecia, i giocatori ellenici in Serie A: da Anastopoulos a Manolas

I greci più rappresentativi in Serie A
Tutti i greci nella nostra Serie A (Getty Images)

Italia-Grecia non sarà mai una partita come le altre, e non dipende soltanto dal fatto che sabato gli Azzurri sfoggeranno per la seconda volta nella loro storia una maglia verde, i due paesi si sono sempre rincorsi: nella cultura, nel costume, in società e nello sport. Hanno subito reciproche influenze. Il tempo e la storia sono i migliori giudici, possiamo rimetterci soltanto alle statistiche e al tabellino per trovare punti di contatto anche nel mondo del pallone.

I greci che hanno militato in Serie A non sono pochi, attualmente il più conosciuto in tal senso è Manolas, conosciuto prevalentemente per le sue entrate precise e determinanti che stanno facendo la fortuna del Napoli in difesa. Prima di approdare ai piedi del Vesuvio, però, Kostantinos ha militato a Roma per più di qualche stagione. Famoso è il suo gol, nei quarti di finale di Champions League del 2018 all’Olimpico contro il Barcellona, che valse la rimonta definitiva sul team di Valverde e l’accesso per i giallorossi alla semifinale di Coppa Campioni di allora.

Restando nella Capitale, la memoria non può che tornare ai tempi di Traianos Dellas. Il difensore arrivato a Roma nello scetticismo più totale nell’estate del 2002, venne soprannominato “il ciclope” e trovò fortuna come difensore di riserva affidabile. Si è distinto per qualche intervento provvidenziale, dovuto anche alla sua statura considerevole. L’esperienza in giallorosso lo risarcì – parzialmente – del periodo passato al Perugia di Gaucci dove partì bene ma poi si spense per incompatibilità con spogliatoio e società. Attualmente è allenatore, alla guida del Panaitolikos.

Grecia, i giocatori ellenici più rappresentativi del nostro campionato: da Dellas a Manolas, passando per Vryzas

Giorgios Karagounis
Giorgios Karagounis (Getty Images)

Da Roma ci spostiamo a Milano, sponda nerazzurra, in cui approdò, tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000, Grigoris Georgatos: 40 presenze e tre gol per il difensore che, adattato, poteva stare anche a centrocampo. In molti avevano riposto in lui molta fiducia che, inizialmente, venne anche ripagata: Bobo Vieri fu uno di quelli che ha beneficiato dei suoi assist, fino a quando il giocatore non si incupì e volle tornare in patria perchè soffriva di nostalgia. Una vera e propria saudade brasiliana in salsa greca, incredibile. Con Cuper in panchina, dopo un anno in prestito all’Olympiakos, sfiorò lo scudetto.

L’Inter può vantare di aver avuto tra le sue fila anche Giorgios Karagounis: conosciuto come uno dei più fantasiosi e talentosi giocatori greci di sempre. Molto bravo nel rifinire, meno nell’essere cattivo sotto porta. Meglio sulla trequarti che in attacco, quello che in gergo tecnico si definisce un regista. Con Moratti presidente fece tanta panchina, per poi riscattarsi in alcune occasioni, come la serpentina in Coppa Uefa nella memorabile partita contro il Benfica terminata poi con l’assist al bomber nerazzurro di allora: Martins, l’uomo dalle mille capriole e la velocità considerevole. Inoltre, c’è il suo zampino nella vittoria della Grecia ad Euro 2004. Un anno più tardi andò a finire proprio al Benfica in cui si impose ulteriormente.

Il greco che si è dimostrato maggiormente incisivo nel recente passato della nostra Serie A è senz’altro Zisis Vryzas, giocatore duttile e seconda punta di grande lavoro, fece molto bene al Perugia di Cosmi dove divenne il miglior cannoniere straniero dei Grifoni nella massima serie. Nel gennaio 2004 passò alla Fiorentina portandola ad una promozione inaspettata, nello spareggio proprio contro il Perugia. Nella sua carriera anche una parentesi granata, col Torino raggiunse un’altra promozione. Sempre disponibile a sacrificarsi per la squadra e i compagni, la sua maglia era sudata clamorosamente dopo ogni partita. Stacanovista.

Menzione speciale per Nikos Anastopoulos, giocatore chiacchierato fra il serio e il faceto, conosciuto in Italia grazie alla sottile ironia della Gialappa’s Band che lo aveva inserito fra i “Fenomeni parastatali” per la sua ingordigia sotto porta: si mangiava troppi gol, al punto da dedicargli intere compilation con i rimpianti più clamorosi sotto rete. All’Avellino verso la fine degli anni Ottanta, dove non riuscì a segnare alcuna rete. Legò principalmente il suo nome all’Olympiakos, con cui arrivò terzo nella graduatoria della Scarpa D’Oro.

Ultimo, ma non per importanza, in questa speciale classifica, Theodoros Zagorakis. Il nostro campionato l’ha conosciuto ai tempi del Bologna di Mazzone, ormai vetusto, ma riuscì comunque a non sfigurare anche se i rossoblù retrocedettero nello spareggio decisivo contro il Parma. Capitano della Grecia vincitrice all’Europeo portoghese di quindici anni fa. Celeberrimo per la precisione in fase d’impostazione e per la calma che trasmetteva in campo. Malgrado l’usura del tempo, in Italia, riuscì ad imprimere la sua indole determinante figlia dell’esperienza.

Grecia e Italia, dunque, nonostante il confronto sportivo, sono legate da un’unione implicita: un sodalizio che permane anche sul rettangolo verde. Tra fenomeni di ieri e promesse di oggi, siamo comunque al cospetto di un legame capace di fermare il tempo. Acquisizioni, compravendite, semplici meteore, comunque la si veda nel calcio ellenico ci sarà sempre un pizzico di Italia. E viceversa.

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