Guerra in Armenia, Mkhitaryan ringrazia Salvini: il messaggio su Twitter

Mkhitaryan, centrocampista armeno della Roma, ha ringraziato Salvini per aver preso posizione in favore del suo popolo nella guerra del Nagorno-Karabakh

“Grazie Senatore Salvini per aver alzato la voce per la giustizia e per il diritto alla vita del popolo di Artsakh!“. L’ha scritto su Twitter Henrikh Mkhitaryan, 31enne centrocampista della Roma e della nazionale armena, sempre impegnato politicamente in favore della sua nazione.

L’Armenia è in guerra con l’Azerbaigian nella regione del Nagorno Karabakh, con la partecipazione di attori stranieri: la Turchia di Erdogan appoggia l’Azerbaigian, la Russia ha un accordo di mutua difesa con l’Armenia e ha negoziato un cessate il fuoco. Peraltro immediatamente violato.

Il Nagorno-Karabakh era una regione autonoma a maggioranza armena nel territorio dell’Azerbaigian. Le tensioni erano esplose già all’epoca dell’Unione Sovietica per poi sfociare in un primo conflitto risolto con un accordo del 1994. Da allora, le forze armene controllano la quasi totalità della regione da cui è stata cacciata bona parte della popolazione azera. Oggi la regione ha un governo di fatto anche se nessuna nazione dell’ONU lo riconosce.

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Mkhitaryan per l’Armenia: quando saltò la finale di Europa League

Mkhitaryan per l'Armenia: quando saltò la finale di Europa League
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Il conflitto ha diviso Mkhitaryan dall’ex compagno di squadra Mesut Ozil, tedesco di origine turca e vicinissimo alle posizioni di Erdogan.

Abbiamo il diritto inalienabile di vivere nella nostra patria senza una minaccia per l’esistenza” ha scritto il centrocampista armeno della Roma alla viglia della sfida contro la Juventus, “chiedo alla comunità internazionale di alzarsi con urgenza e di aiutare a fermare le azioni militari contro la pace e la sicurezza regionali“. Quando giocava nell’Arsenal, Mkhitaryan aveva saltato la finale di Europa League 2018-19 contro il Chelsea di Sarri. La partita infatti si disputava a Baku, capitale dell’Azerbaigian. Motivi di sicurezza e le sue idee sul conflitto lo hanno convinto a non partire.

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